Ci siamo occupati spesso dell’Indipendentismo Siciliano degli Anni Quaranta e, soprattutto, dell’emblematica figura di Antonio Canepa, ideatore e capo dell’EVIS, l’Esercito volontario Indipendenza Siciliana. Chi ha seguito quelle vicende è a conoscenza che poche sono le testimonianze documentali ufficiali su Antonio Canepa, professore all’Università di Catania, antifascista, fascista, sabotare al servizio degli inglesi, capo di guerriglieri che animarono una prima Resistenza al nazifascismo In Sicilia. Nessun riscontro neghi archivi nazionali di Gran Bretagna su questo personaggio: “Purtroppo, la stragrande maggioranza dei file SOE operativi non sono sopravvissuti. Molti sono stati distrutti in un incendio presso la sede SOE poco dopo il 1945 e alcuni file, in particolare i fascicoli del personale in materia di personale amministrativo distaccato dai servizi armati sono stati distrutti alla fine della guerra. In mancanza di registro centrale e nessuna indicazione della serie file è difficile stimare le perdite complessive, anche se questi sono stati stimati come alto come 80 per cento”, così ci venne riferito a Londra in risposta alle nostre ricerche. Ora, in un libro di un docente inglese, abbiamo trovato alcuni superficiali, ma significativi riscontri su Canepa.
Comperato per caso, neanche reclamizzato, quasi disperso negli scaffali delle librerie, un libro appena dato alle stampe, “Target Italy – I Servizi segreti inglesi contro Mussolini” di Roderick Bailey (Edizioni UTET), già appena sfogliato si è rivelato ricco d’informazioni su un periodo storico cruciale per l’Italia, dal 1940 1l 1943.
“Target Italy”, lo diciamo subito, è un libro particolare: è stato “commissionato” all’autore dal primo ministro inglese David Cameron nel 2012. Bailey venne incaricato di scrivere la storia ufficiale del servizio segreto britannico, il SOE (Special Operations Executive) e delle azioni che portò avanti in Italia durante la seconda guerra mondiale .
Roderick Bailey, ricercatore della Oxford University, è uno storico militare che si è dedicato in particolare allo studio delle operazioni clandestine e di resistenza, avendo a disposizione tutto ciò che contengono gli archivi dei servizi segreti. La ricostruzione e la descrizione di avvenimenti verificatisi in Italia nei primi tre anni della guerra risulta interessante soprattutto perché, per la prima volta, emergono nomi di collaboratori dell’intelligence inglese pressoché sconosciuti. Una trama di spionaggio che è stata fino ad oggi coperta dal silenzio e dalla “riservatezza” sulle operazioni compiute e su coloro che le hanno condotte.
Per quanto concerne la Sicilia dal 1940 al 1943 vengono portati alla luce episodi e protagonisti di una guerra sotterranea quasi sempre non rintracciabili nei documenti conservati negli archivi nazionali italiani. E’ il caso, come detto, della storia del professore Antonio Canepa – personaggio controverso per i molteplici aspetti della sua attività – del quale per la prima volta si trovano riferimenti in questo libro. Riferimenti di certo “superficiali” ma significativi non avendo mai trovato cenno su questa figura negli stessi archivi nazionali della Gran Bretagna. Riferimenti, comunque, che trovano parziale riscontro su approfondite ricerche effettuate in precedenza, che confermano, anche se indirettamente, che i Servizi segreti inglesi erano a “conoscenza” dell’esistenza di Canepa e della sua “presunta” organizzazione anti nazifascista in Sicilia.
Due soli sono i “passaggi” di Roderick Bailey nel volume “Target: Italia”, nel corso della descrizione delle battaglie che precedettero l’occupazione inglese di Catania nell’agosto del 1943. Esponenti dei servizi segreti inglesi erano presenti durante le fasi dell’invasione nel corso della feroce battaglia che si sostenne per la presa del ponte del Simeto, indispensabile per raggiungere il capoluogo etneo, là dove le truppe di Montgomery vennero bloccate dalle forze armate tedesche e italiane. Questi esponenti del SOE cercavano affidabili contatti con persone del luogo per facilitare le operazioni di penetrazione delle truppe nel territorio. Nel primo riferimento Roderick Bailey fa cenno a “un professore antifascista dell’università di Catania, di nome Antonio Canepa…”; nel secondo riferimento, è all’agente del SOE Malcolm Munthe – che dirigeva i movimenti degli agenti clandestini – che da Lentini, dove era stato approntato un accampamento, spedì “due siciliani amici, in abiti civili e con passaporto falso, fino al Simeto, oltre le linee nemiche, e fin dentro la città. Il loro incarico era trovare il professore Canepa, l’universitario di cui si diceva fosse un forte antifascista; avevano anche l’ordine di incoraggiare l’organizzazione di Canepa e, se si fosse scoperto che ne avevano, di tagliare le linee telefoniche dei tedeschi e, altrimenti, a danneggiare il nemico in tutte le maniere possibili senza causare rappresaglie immediate. Entrambi i messaggeri giunsero a quanto pare a Catania. Il primo tornò dicendo di non essere riuscito a trovare Canepa. Il secondo disse che era partito per Firenze e, senza di lui alla guida un’azione patriottica degli uomini del posto sembrava improbabile”.
Roderick Bailey non si addentra a spiegare oltre cosa rappresentasse Antonio Canepa e la sua organizzazione, ma continua a narrare di un’azione dei suoi uomini nella Piana di Catania: “…coperti dalle tenebre e nella confusione di esplosioni e lampi mentre i tedeschi, in ritirata, facevano saltare le loro munizioni e le loro riserve di esplosivi sull’aerodromo di Gerbini, mandammo i nostri uomini oltre le linee e al sicuro in territorio nemico, non visti, in un luogo tranquillo sulla riva settentrionale del Simeto…”.
Come lo stesso Bailey riferisce, le truppe britanniche entrarono a Catania la mattina del 5 agosto, e il nuovo quartiere generale si stabilì in piazza Cavour.
Da queste poche note i riscontri con quanto da noi scritto in tre libri nel corso degli anni – “Una rivoluzione mancata” (1974), “L’avvenire che non venne” (2004), “Antonio Canepa ultimo atto” (2012) -.
Antonio Canepa venne “rintracciato” da ufficiali inglesi appena entrati in città nella stabile dove risiedeva, la villa del professore Petroncelli a piazza Cavour, dove li aveva indirizzati il rettore dell’università (1972) Cesare Sanfilippo, e come ha testimoniato l’allora Vicario della diocesi di Catania, Monsignor Ciancio, rifugiato in quei giorni nella stessa residenza, che ha affermato: “I militari bussarono alla porta chiedendo di lui. Il professore Canepa li raggiunse e si presentò parlando in inglese. Uscì subito con costoro, portandosi una borsa nera che teneva sempre con sé quando scendevamo durante i bombardamenti negli scantinati…”. E’ dopo questo incontro che Antonio Canepa lascia Catania diretto oltre le linee nemiche al di là dello Stretto. A Firenze si troverà molti mesi dopo.
Il quartiere generale inglese si insedia proprio nella Villa Petroncelli, il professore che subito dopo verrà nominato rettore dell’ateneo su richiesta agli inglesi dello stesso Canepa.
Il libro di Roderick Bailey dovrebbe sollecitare studiosi e quanti sono desiderosi di conoscere le pagine “oscure” della Sicilia di quegli anni, che hanno costituito – volenti o nolenti – la base di quel futuro che l’Isola ha sempre sperato ma mai ottenuto.